A diary

Can you feel the life in all the new born leaves on every tree..?

Mese: giugno, 2012

A Villa Gaia sono sbocciate le rose

A Villa Gaia sono sbocciate le rose. Sono di due colori diversi, si arrampicano bianche sul balconcino del primo piano, e spuntano curiose e rosse attraverso il cancello d’ingresso.
Fino a ieri non c’era nessun segno di colore, se non il groviglio disordinato di rovi scuri e secchi, o sarà perché era un po’ che non ci passavo davanti.
Ma oggi sono sbocciate le rose. Il sole è alto nel cielo, la brezza mattutina punge leggermente sul viso mentre la strada procede lenta al di fuori del finestrino dell’autobus. Finalmente il cielo è blu.
Che di solito è un po’ come la sabbia sotto i denti, quando sorridi ma senti i granelli che scrocchiano tra i molari, e non puoi fare a meno di provare un senso di disgusto nonostante questa smorfia di facciata, perché mica puoi farlo vedere agli altri che ti fa schifo.
E poi non puoi fare altro che deglutire. Vorresti sputare fuori tutto, sabbia e rabbia, ma tutto ti dice di deglutire, in silenzio, senza fare scenate senza dare fastidio a nessuno. Deglutire. Fino ad avere tanta sabbia nello stomaco, fino a provocarti gastriti e ulcere.
Perché è come mangiare piccole cucchiaiate di sabbia asciutta e secca; un po’ come la sensazione dello zucchero, solo che il sapore è diverso, solo che lo zucchero si scioglie, e che altro puoi fare, se non ingoiare tutto fino alla nausea e in più totale silenzio? Una più o meno piccola tortura auto inflitta, in modo non del tutto consapevole, non del tutto incosciente.
Come chiudere gli occhi su tutto e non guardare più i rovi aggrovigliati delle rose, non guardare più il freddo cemento del mondo, solo sperare che la sabbia a un certo punto finisca, prima che ottenebri i sensi che ti restano, che ovatti l’udito, che intasi l’olfatto e che soffochi il gusto, sperando che si trasformi in zucchero, sperando che l’acqua la sciolga e ne faccia liquido dolce che scenda e sgorghi i grumi.
Ma oggi a Villa Gaia sono sbocciate le rose.

Un altro anno

Mio Dio, riaprire questo blog dopo tanto tempo è così strano. Ma forse ci voleva questo periodo catartico per riaprire la pagina e trovarmi del tutto nuova.
Lo faccio per scrivere una lettera aperta, una lettera che so che non potrebbe e non potrà mai arrivare a destinazione come vorrei.
Un altro anno è passato. Un altro anno in cui la mia vita universitaria è stata, come sempre, il centro del mio mondo. Un altro anno di avventure vicissitudini che si sono avvicendate un giorno dopo l’altro, un passo dopo l’altro.
La mia certezza, quella più profonda e  radicata, è stata per tutto questo anno quella di mettere piede in un’aula sapendo di entrare in un universo parallelo, conscia di immergermi in un mondo fatto di persone speciali.
Poche parole riescono davvero a definire questi eventi. Non è stato l’incontro di persone nuove, ma l’incontro di quelle vecchie. Quelle persone che non ti riempiono la vita fino a un certo punto in cui iniziano a inondarti di gioie sempre nuove, non scoperte fino a quel momento.

I momenti vuoti e i momenti pieni.
La stanchezza per gli esami.
La nuova piccola dolcissima entrata bionda.
Le lunghe giornate in 124.
La serata a Como.
La certezza di trovare voi quattro seduti al tavolo.
Risate, dispetti.
Daniele che arriva come sempre a tenermi dolce compagnia.

Tutto. Tante cose. Troppe.

Come condensare le sensazioni di un anno in una lettera aperta?
Forse solo oggi è la risposta giusta.
Vi amo. Tutti. Vi amo per i momenti meravigliosi che mi avete fatto passare insieme a voi, per i piccoli e grandi momenti di vita che abbiamo condiviso.
Un altro anno è passato. Un altro ne passerà, già temo senza di voi, ma so che costruiremo una nostra nuova quotidianità, come abbiamo sempre fatto.
Perchè come sopportare di entrare in 124 e non trovare più voi quattro al tavolo? E non trovare 3+1 bionde? E non trovare i miei meravigliosi amici compagni di 550 avventure?
Come potrà Daniele sopportarmi mentre sopperirà a tutte queste vostre assenze?
Ma io lo so che non sarà così. Io lo so che non ci perderemo.
E un altro anno passerà.