Inverno in città

di lilith587

E’ arrivato il freddo.
Guardando fuori dalla finestra, si scorge una nebbiolina leggera che avvolge appena i tetti dei palazzi; il cielo è grigio, quasi bianco, ma non riesce a rischiarare i colori cupi e tristi della città. Gli alberi sono spogli, i loro rami secchi si protendono verso il cielo, quasi a voler cercare uno spiraglio di luce o di ossigeno attraverso la cappa pesante dello smog.
I passanti sono avvolti in giubbotti pesanti, camminano a passi svelti chi chiudendosi il bavero, chi aprendo un ombrello scambiando la nebbia per la pioggia, chi tenendo le mani in tasca.
Gli anziani, che pur soffrendo la temperatura stanno seduti sulle panchine di un piccolo parchetto, si scambiano pareri sullo sviluppo del clima nei giorni futuri; qualcuno dice che pioverà, qualcun altro che addirittura nevicherà.
Di bambini sullo scivolo o sull’altalena, se ne vedono molto pochi. Le mamme non si fidano a far uscire i loro figli con una temperatura così rigida; preferiscono tenerli in casa a giocare sul pavimento di legno del salotto, al caldo, con una buona merenda preparata al momento e con amore.
Il buio cala presto, il cielo assume delle tonalità innaturali, violacee e aranciate, ma guardando verso il basso si possono scorgere le mille luci della città che si accendono, e che come per magia tornano, come ogni sera, a illuminare la brulicante attività delle persone. I passanti diminuiscono, ancora poche persone si aggirano per le vie scure della città, e pian piano tutti rientreranno nelle loro case, nel clima tiepido e accogliente delle tavole apparecchiate per la cena, nell’ombra illuminata dal fuoco acceso sotto le pentole piene d’acqua, nel piacere del getto caldo che scende dal rubinetto per lavarsi le mani e togliere, chi lo sa, anche un po’ il ricordo dell’atmosfera gelida che c’è fuori.
La sera trascorre, e le persone, a mano a mano che l’ora si fa tarda, entrano nei loro letti, tremando per le lenzuola fredde e umide, rimboccandosi le coperte fino alle orecchie e rannicchiandosi chi su se stesso, chi stretto stretto al compagno, o chi, soprattutto i bambini, abbracciando forte un pupazzo di stoffa, probabilmente un orsacchiotto ma magari anche un animale più insolito, come una piccola foca grigia, con i baffetti pungenti, o un coniglietto bianco dalle lunghe orecchie.
La gente si addormenta, e la città, tacendo, nel silenzio del sonno profondo, sembra assopirsi anch’essa, sotto una sterminata coperta scura chiamata cielo.